
La cultura sportiva
Per cultura sportiva si intendono tutti quei valori racchiusi nello sport e altamente rappresentati dai giochi Olimpici e dal pensiero Decupertiano. Un genitore deve decidere di far praticare dello sport al proprio figlio per motivi salutistici e formativi, non certo per aspettative diverse quali la possibilità di trasformarlo da grande in una professione, visto che i numeri ci dicono, soprattutto negli sport più popolari e praticati che pochissimi diventeranno dei professionisti, ma sicuramente tutti saranno uomini del domani.
Lo sport attraverso il rispetto delle regole abitua al rispetto delle leggi, l’impegno verso lo sport abitua ad impegnarsi nella scuola e nel lavoro, le vittorie e le sconfitte insegnano a diventare artefici del proprio domani, lo stare con gli altri sviluppa le dinamiche di gruppo e la socializzazione. Tutti questi aspetti che sono propri dello sport e quando non li osserviamo il problema sta in chi accompagna i nostri bambini e non nello sport stesso.
Spesso purtroppo accade che la sconfitta la attribuiamo non ai meriti del nostro avversario ma alla inadeguatezza del direttore di gara; la non convocazione è colpa dell’incompetenza del nostro allenatore e non del poco impegno espresso da noi durante gli allenamenti settimanali; una sequela di giustificazioni che mettiamo in campo per scaricarci della responsabilità di un mancato risultato raggiunto.
Provare ad ingannare l’arbitro attraverso delle simulazioni, un atto da evitare perché contro l’etica sportiva, ed invece spesso viene esaltata la furbizia, facendo sentire il protagonista capace di arrivare alla vittoria attuando uno stratagemma. Forse il problema sta che nella società in cui viviamo conta solo chi arriva primo e ogni mezzo giustifica il fine; dunque tutto è concesso per raggiungere l’obiettivo, fino ad arrivare al doping e ad azioni ancora più esecrabili.
Voglio raccontarvi un episodio che mi è accaduto pochi giorni fa: dopo tanto tempo sono riuscito ad assistere di persone ad una partita di rugby; non nascondo l’emozione visto che da sempre vengo attratto dai messaggi altamente sportivi che questa disciplina da sempre riesce ad esprimere. Mentre si giocava, arriva il momento in cui la squadra ospite deve calciare un calcio piazzato con un suo giocatore e automaticamente partono dei fischi di disturbo dagli spalti, dai tifosi avversari; a me tutto sembrava normale abituato a ciò che accade in altri sport, ma ad un certo punto lo speaker dello stadio, rimprovera tutti chiedendo rispetto per il calciatore avversario che si preparava a calciare; cosa ancora più straordinaria ai miei occhi è che tutti a quella comunicazione si sono azzittiti e il gioco è potuto proseguire. E allora mi chiedo, ma non è a volte basterebbe lanciare messaggi diversi per abituare tutti ad un comportamento diverso? Ora sicuramente il rugby porta con se una storia centenaria che da sempre prevede determinati comportamenti ma io credo che anche gli altri sport nascono con le stesse prerogative, ma qualcuno troppo spesso se ne dimentica ma di questo lo sport non ha nessuna colpa.
Gianluca Ripani