La metologia che abbiamo scelto per il Sistema Giocalcio è una metodologia che per definizione è la più sistemica, dove non si escludono esperienze ma seguendo le fasi dell’apprendimento si includono più modelli che in forma complementare l’uno all’altro disegnano ambienti e percorsi formativi più stimolanti possibili. Il primo obiettivo della nostra metodologia è quello di favorire l’espressione del bambino e il potenziamento delle sue competenze innate attraverso il gioco, fonte inesauribile di fantasia e creatività, per prendere coscienza di ciò che si è prima di essere trasformati in ciò che qualcuno vuole.

Non è possibile definire un metodo da adottare se non si conoscono i principi che regolano l’apprendimento di un bambino

Prima di parlare di apprendimento vorremmo fare delle considerazioni sul bambino che arriva nella nostra scuola calcio: quando un bambino varca il cancello per entrare in campo, noi lo consideriamo come un contenitore che deve essere riempito ed iniziamo a bombardarlo di nozioni prima ancora di conoscerlo. Per noi un bambino deve essere considerato come un contenitore già ricco di competenze che noi dobbiamo stimolare di mostrare facendolo esprimere. Solo in un 2° momento potremo prevedere di creare ambienti di esperienza che facilitino il bambino ad acquisire altre competenze che si andranno a sommare a quelle già presenti. Un approccio pesantemente nozionistico, rischierebbe di cancellare competenze e talenti innate spesso già molto funzionali per sostituirle con interpretazioni e espressioni che arrivano dall’esterno. In questo modo l’apprendimento si ridurrebbe ad una sostituzione di competenze e ad una massificazione espressiva

Per rimanere nell’ambiente didattico con il sistema Giocalcio vogliamo andare ad incidere sulle fondamenta: se prima una nostra seduta di allenamento prevedeva: 1) Insegnamento del gesto 2) Stimola alla scelta 3) abitudine alla percezione, ora noi attraverso il cambiamento dei paradigmi classici cambiando l’approccio e invertendo la successione degli eventi proponiamo: 1) percezione attraverso la partita 2) scelta della risposta 3) perfezionamento del gesto ricercandone sempre la funzionalità e non l’ortodossia. “Giocare per imparare e non imparare per giocare”

Prima di programmare un percorso di apprendimento è indispensabile considerare se lo sport da apprendere è uno sport open o closed skills. Il calcio è classificato come open e per questo motivo è uno sport dove più che l’ortodossia del gesto tecnico, va ricercata la funzionalità della tecnica e l’interpretazione ideale della stessa nel contesto nel quale viene richiestaSe ci pensiamo, il calcio, a differenza di altri sport, anche open skills, non viene mai sanzionato il modo in cui viene «portata» la tecnica se non nel fallo laterale. Questo sta ad indicare che il risultato dipende dalla scelta della tecnica e dalla sua funzionalità nel contesto di gioco; questo ci fa fare delle considerazioni essenziali del nostro approccio nel processo di apprendimento del gioco del calcio.

Prima di addentrarci nel mondo dell’apprendimento, permetteteci un ultima considerazione: esiste scientificamente un metodo che ci assicura che il bambino in futuro diventerà un campione? La risposta è no. L’unico che nel tempo ha cercato di trovare una correlazione tra il modo di formarsi e il risultato finale, fu Erikson con la sua teoria delle 10000 ore. Nel 1993 Erikson aveva indagato sul passato di campioni di diverse discipline sportive cercando di trovare qualche cosa che accomunava il loro percorso. Scopri soltanto che tutti si erano allenati nella loro vita almeno 10000 ore ma non trovò nulla in comune nei loro modi di allenarsi. Questo forse ci spinge a diffidare di chi con forti e precoci selezioni è convinto di predire il futuro sportivo dei bambini, aggregandoli in gruppi squadra di fenomeni e predestinati

Su come si sviluppi l’apprendimento, cioè il trasferimento di informazioni e il consolidamento delle stesse nell’individuo che le riceve, esistono diverse teorie, molte che differiscono tra loro ma quasi tutte concordano sul fatto che proceda per fasi e che ogni fase per certi aspetti sia consequenziale alla precedente. Nel nostro Sistema noi faremo riferimento alle fasi di apprendimento indicate da Bernestein e Kurt Meinel, che analizzeremo più avanti

Tutte le teorie sembrerebbero d’accordo su una premessa: L’apprendimento è un cambiamento nella struttura funzionale e nelle capacità umane, che può essere conservato e che non è possibile attribuire semplicemente al processo di crescita e maturazione dell’individuo. Per avviare un processo di apprendimento deve essere presente una causa ed una origine, rappresentate dalla motivazione. Una giusta motivazione soprattutto in ambito emotivo permette e migliora il processo di apprendimento


l metodo è il percorso che scegliamo di far fare nello sviluppo formativo, che dovrà prevedere un linguaggio e una proposta il più possibile individuale ed idonea ad ogni singola esigenza. Non esiste una proposta, esercitazione o esperienza che possa raggiungere e soddisfare nello stesso modo le esigenze di tutti i bambini che dobbiamo ‘’curare“

Tra le tante correnti di pensiero quelle che più sono acclarate e argomento di discussione sono le teorie dell’approccio cognitivo e quelle sull’approccio ecologista. Il buon Bernestein tanti anni fa si pose una domanda alla quale ancora oggi non si riesce a dare una risposta definitiva.

I fautori dell’approccio ecologista, sottolineano una serie di negatività riscontrabili in un approccio cognitivo, analitico, deduttivo, sottolineandone tra l’altro la sua estrema decontestualizzazione dalla realtà da rendere insignificante l’esperienza per la finalità pensata e diverse altre contrarietà

Nello stesso modo i fautori di un approccio ecologista, sottolineano quelle che per loro risultano le criticità di un approccio cognitivo


Provando a fare un’analisi a confronto dei 2 percorsi di apprendimento possibili, ci sembra di capire che ognuno presenta dei vantaggi e dei svantaggi, insieme invece sembrerebbero complementari ed idonei per un adeguato processo di apprendimento. I tempi di applicazione dell’uno e dell’altro dovranno essere adattati attraverso l’osservazione, all’età e al livello del gruppo in esame. A nostro avviso invece il momento Globale dovrà sempre precedere la proposta analitica adattata\decontestualizzata. In generale il metodo Globale induttivo motiva di più il bambino, per la sua componente ludica, per una realtà più vicina al contesto di gara che lo rende il bambino più partecipe e cosciente di ciò che sta facendo. Il metodo Analitico, apparentemente da la sensazione di raggiungere maggiori risultati e in un tempo più breve, a volte aiuta a fornire autostima all’esecutore se viene equilibrata bene la proposta, fa sentire l’istruttore più partecipe e protagonista, semplifica la costruzione dell’unità didattica

Qui riportiamo di seguito un esempio di unità didattica che adottiamo nel sistema Giocalcio. Sarebbe buona cosa che ogni istruttore anche il più esperto, prima di scendere in campo, conoscendo già il gruppo che dovrà gestire e le sue caratteristiche, prepari la sua proposta didattica, prevedendo la possibilità di adattarla rispetto a ciò che osserverà dai propri allievi durante la seduta dell’allenamento. Quindi una unità didattica tipo, prevederà 4 momenti distinti: una prima parte di attivazione dove verranno proposte attività che stimolino l’obiettivo annuale per ogni fascia di età scaturito anche dall’osservazione delle fasi sensibili e di quelle capacità più sviluppabili in ogni età. A questo punto facendo riferimento all’obiettivo primario del mesociclo, cominceremo a costruire l’unità didattica, partendo dal 1° momento Globale, passando all’Analitico e finendo con l’ultima esperienza Globale. In tutte le unità didattiche c’è uno spazio che abbiamo riservato alle considerazioni che l’istruttore potrà fare al termine della seduta di allenamento affinchè ogni unità didattica rappresenti una possibilità di crescita anche per l’istruttore. I tempi dei vari momenti dipenderanno dall’età del gruppo preso in esame. L’unità didattica sarà strutturata nella stessa maniera, sia se ci troviamo in un contesto di gruppo squadra o di classe di allenamento.

In questa tabella a seconda dell’età prevediamo delle percentuali diverse d’intervento tra il metodo globale e quello analitico in una unutà didattica, anche se la percentuale per tutte le fasce di età sono sempre a favore del metodo globale.